PULIZIA VERDE
Malgrado iniziali esorcizzazioni delle posizioni ecologiste, la scienza economica ha in parte assimilato le nuove istanze riformatrici; così, ammiccando alla nuova coscienza ambientalista che riscuote sempre più assensi, molti operatori del settore economico hanno però interpretato la svolta verde secondo le leggi del marketing, abusando di etichette e certificazioni di presunto rispetto dell’ambiente, di grande impatto persuasivo agli occhi del consumatore. Così, il cosiddetto ‘greenwashing’, il lavaggio verde, ha contribuito a rimpinguare le tasche dei produttori, che hanno venduto prodotti pubblicizzati come ‘verdi’, soddisfacendo la nuova domanda consapevole dei cittadini, felici di spendere denaro per una produzione all’apparenza rispettosa. La risposta dell’economia è stata per adesso inadeguata, e l’ecologia è stata bollata come il capriccio del consumatore del terzo millennio, stimolato all’acquisto da una millantata virtuosità di produzione, in realtà raramente effettiva e consistente. La pratica del ‘greenwashing’ è frutto di un’interpretazione opportunista del messaggio dell’ecologia. Le strategie di marketing esortano ad appropriarsi della coccarda ambientalista per reclamizzare come presunti ‘verdi’ ed eco-compatibili prodotti che soddisfino l’appetito del consumatore responsabile. Un altro esempio di come la consapevolezza green non sia sempre accompagnata da reali azioni incisive e si presti a travisamenti lo fornisce Andrea Segrè, rimproverando agli accordi internazionali un eccessivo lassismo in materia di spreco: le strategie fin’ora adottate, tra cui quella della ‘verità ecologica dei prezzi’, hanno promosso un’indulgenza che si è rivelata nociva; non è necessario addossare all’inquinatore i costi dei suoi rifiuti, ma limitarne le potenzialità di inquinamento, evitando che aziende e consumatori più ricchi incrementino addirittura il proprio spreco in base alle disponibilità finanziarie. La questione impone una visione complessa, perché il concetto di Green Economy, se visto da diverse prospettive, assume accezioni contraddittorie. Affinchè le sue più disparate interpretazioni collimino, è necessario considerare l’etimologia della parola ECONOMIA.
Malgrado iniziali esorcizzazioni delle posizioni ecologiste, la scienza economica ha in parte assimilato le nuove istanze riformatrici; così, ammiccando alla nuova coscienza ambientalista che riscuote sempre più assensi, molti operatori del settore economico hanno però interpretato la svolta verde secondo le leggi del marketing, abusando di etichette e certificazioni di presunto rispetto dell’ambiente, di grande impatto persuasivo agli occhi del consumatore. Così, il cosiddetto ‘greenwashing’, il lavaggio verde, ha contribuito a rimpinguare le tasche dei produttori, che hanno venduto prodotti pubblicizzati come ‘verdi’, soddisfacendo la nuova domanda consapevole dei cittadini, felici di spendere denaro per una produzione all’apparenza rispettosa. La risposta dell’economia è stata per adesso inadeguata, e l’ecologia è stata bollata come il capriccio del consumatore del terzo millennio, stimolato all’acquisto da una millantata virtuosità di produzione, in realtà raramente effettiva e consistente. La pratica del ‘greenwashing’ è frutto di un’interpretazione opportunista del messaggio dell’ecologia. Le strategie di marketing esortano ad appropriarsi della coccarda ambientalista per reclamizzare come presunti ‘verdi’ ed eco-compatibili prodotti che soddisfino l’appetito del consumatore responsabile. Un altro esempio di come la consapevolezza green non sia sempre accompagnata da reali azioni incisive e si presti a travisamenti lo fornisce Andrea Segrè, rimproverando agli accordi internazionali un eccessivo lassismo in materia di spreco: le strategie fin’ora adottate, tra cui quella della ‘verità ecologica dei prezzi’, hanno promosso un’indulgenza che si è rivelata nociva; non è necessario addossare all’inquinatore i costi dei suoi rifiuti, ma limitarne le potenzialità di inquinamento, evitando che aziende e consumatori più ricchi incrementino addirittura il proprio spreco in base alle disponibilità finanziarie. La questione impone una visione complessa, perché il concetto di Green Economy, se visto da diverse prospettive, assume accezioni contraddittorie. Affinchè le sue più disparate interpretazioni collimino, è necessario considerare l’etimologia della parola ECONOMIA.