LA SOBRIETA' FELICE
<<Quale sentimento, o intuizione, scaturito dal profondo di una saggezza millenaria trasmette uno spirito di temperanza che si esprime nella bellezza di un ‘questo è abbastanza’?>>.
Pierre Rabhi è uno scrittore-contadino, un poeta agreste e visionario, autore dell’opera ‘La sobrietà felice’. Definisce l’uomo contemporaneo un elettrone impazzito, vittima di una frenesia che anima la sua vita ma che la prosciuga di valori e piacere autentici, e denuncia lo smarrimento di qualsiasi spiritualità, soffocata da bisogni, dipendenze e capricci. Così il ‘questo è abbastanza’ si accompagna in Rabhi ad una nostalgia per un tempo in cui il mutuo aiuto, la solidarietà e la reciprocità scandivano l’andamento della vita, all’insegna della SOBRIETA’. La sobrietà può essere interpretata in diversi modi; la si considera talvolta una virtù, altre volte un’eccessiva moderazione, quasi una reticenza verso il piacere. Ma Rabhi coniuga questo concetto in una dimensione di cooperazione, di semplicità e totale armonia con l’ecosistema; la sobrietà è la risposta alla dissipazione seriale e la ricerca di un nuovo equilibrio con la natura fondato su una convivialità rispettosa, che esuli da qualsiasi egoismo e sproni l’umanità ansiogena e angosciata a ostacolare la devastazione delle meraviglie della biosfera. Rabhi, di origine maghrebina, raccontando della gioventù africana evoca la figura del padre fabbro, che come un rapsodo cantava accompagnato dalla melodia dei suoi attrezzi che cozzavano; la parabola del lavoro faticoso ma gioioso del padre si contrappone all’usurpazione che spesso la modernità fa della forza lavoro, in nome dell’ottimizzazione e dell’efficienza della produzione che aspirano alla perfezione, mentre ‘gli uomini hanno tentato (almeno fino al tempo del padre) di creare un’armonia, senza però riuscirci alla perfezione, non essendo la perfezione una loro prerogativa’. Vengono poi elogiati il valore dell’ospitalità e dell’accoglienza, contro la reciproca diffidenza che spesso divide essere umani di estrazione e provenienza diversa. L’accoglienza di cui parla lo scrittore, e quindi la condivisione di tradizioni e suggestioni caratteristiche del proprio territorio, sostengono l’idea della Greenway in Monferrato, in nome di un turismo ospitale e consapevole, del quale la perfezione non è una prerogativa.
<<Quale sentimento, o intuizione, scaturito dal profondo di una saggezza millenaria trasmette uno spirito di temperanza che si esprime nella bellezza di un ‘questo è abbastanza’?>>.
Pierre Rabhi è uno scrittore-contadino, un poeta agreste e visionario, autore dell’opera ‘La sobrietà felice’. Definisce l’uomo contemporaneo un elettrone impazzito, vittima di una frenesia che anima la sua vita ma che la prosciuga di valori e piacere autentici, e denuncia lo smarrimento di qualsiasi spiritualità, soffocata da bisogni, dipendenze e capricci. Così il ‘questo è abbastanza’ si accompagna in Rabhi ad una nostalgia per un tempo in cui il mutuo aiuto, la solidarietà e la reciprocità scandivano l’andamento della vita, all’insegna della SOBRIETA’. La sobrietà può essere interpretata in diversi modi; la si considera talvolta una virtù, altre volte un’eccessiva moderazione, quasi una reticenza verso il piacere. Ma Rabhi coniuga questo concetto in una dimensione di cooperazione, di semplicità e totale armonia con l’ecosistema; la sobrietà è la risposta alla dissipazione seriale e la ricerca di un nuovo equilibrio con la natura fondato su una convivialità rispettosa, che esuli da qualsiasi egoismo e sproni l’umanità ansiogena e angosciata a ostacolare la devastazione delle meraviglie della biosfera. Rabhi, di origine maghrebina, raccontando della gioventù africana evoca la figura del padre fabbro, che come un rapsodo cantava accompagnato dalla melodia dei suoi attrezzi che cozzavano; la parabola del lavoro faticoso ma gioioso del padre si contrappone all’usurpazione che spesso la modernità fa della forza lavoro, in nome dell’ottimizzazione e dell’efficienza della produzione che aspirano alla perfezione, mentre ‘gli uomini hanno tentato (almeno fino al tempo del padre) di creare un’armonia, senza però riuscirci alla perfezione, non essendo la perfezione una loro prerogativa’. Vengono poi elogiati il valore dell’ospitalità e dell’accoglienza, contro la reciproca diffidenza che spesso divide essere umani di estrazione e provenienza diversa. L’accoglienza di cui parla lo scrittore, e quindi la condivisione di tradizioni e suggestioni caratteristiche del proprio territorio, sostengono l’idea della Greenway in Monferrato, in nome di un turismo ospitale e consapevole, del quale la perfezione non è una prerogativa.